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Fedone o dell'anima.

Dialogo filosofico di Platone nel quale, sempre facendo parlare Socrate, traccia le linee fondamentali della propria dottrina. Socrate si trova nella cella della morte, come corruttore di giovani; lo circondano i discepoli e gli amici che Socrate intrattiene sull'immortalità dell'anima. Se morire è passare dalla vita alla morte, dice il filosofo, rinascere sarà tornare dalla morte alla vita: tale è la dimostrazione socratica "dei contrari". Socrate definisce il "ricordo" conoscenza di un oggetto che i sensi non percepiscono, attraverso un altro oggetto differente dal primo e sensibilmente noto. La terza dimostrazione è detta della "somiglianza": ciò che è composto è decomponibile, ciò che è semplice è indecomponibile. Complessa la teoria delle idee di Platone. Questi fa dire a Socrate che la filosofia greca cercò il principio dell'esistenza, a lungo ed invano, poiché lo ricercava tra gli elementi materiali. Viceversa il movente di tutto non risiede nella materia, ma nell'idea. L'anima è necessariamente partecipe dell'idea dell'immortalità, nella quale è implicita quella di incorruttibilità. Affascinante l'ipotesi cosmica di Platone, che riunisce in un concetto unico la struttura fisica e metafisica terrestre. Platone descrive la terra come una gigantesca sfera ferma nel mezzo del cosmo: intorno ad essa è l'aria materia d'un altro mondo, in cui abbondano oro e gemme ed i cui uomini, assai più perfetti di noi, possono parlare con gli dei. I trapassati sono giudicati in un mondo sotterraneo. Dopo questa affascinante descrizione, Socrate beve il veleno che il carceriere gli porge, e spira serenamente.